17 Ago Interview to Edoardo Ferraro, director of “Né leggere né scrivere”
Our art director Elio Di Pace have interviewed Edoardo Ferraro, director of “Né leggere né scrivere”, italian short film selected by Scario Short Film Fest. We thank the director for accepting the interview and answering the questions so exhaustively.
[Eng]
1. Would you say that this film is more nostalgic or more resistant?
I would say resistant, because it tells the story of a character who reacts to a distortion, to a dissatisfaction and personal frustration with a “virtuous” sabotage. And then he does it by coming back home, deciding impulsively and somewhat recklessly to start from the beginning, from the place where he was born and where he never wanted to return until that moment: so yes, a unrealistic gesture perhaps, but in its small way even a little revolutionary. Having said that, there is nostalgia of many things: of home, of an aesthetic and of a cinematographic age, of elderly faces and places a little forgotten. But I would say that nostalgia is the envelope in which we have included history.
2. I have read that, at the moment, the population of Elcito is five inhabitants, and many other Italian countries share the same destiny. Cinema, and art in general, what can do to save these places?
Elcito is a rough place but also very lucky, because it is managed by a wonderful association (the Pro Elcito Association) which has been organizing music festivals, photographic exhibitions and dinners under the stars for years, guaranteeing perfect preservation. It is a destination that I would recommend to all those who pass through the Macerata area, at least for half a day. Having said this, cinema has the duty to show places and realities that otherwise would have been forgotten or would pass unnoticed; I think that for a film-maker there is nothing more beautiful and exciting than discovering something hidden – both good and bad – that cries to be brought to the attention of as many people as possible.
3. To quote a phrase of the film: “Do you like the effort you make?”
Very much more than anything else. And I continue undaunted!
[It]
1. Diresti che questo film è più nostalgico o più resistente?
Direi resistente, perché racconta un personaggio che reagisce ad una stortura, ad un’insoddisfazione e frustrazione personale con un sabotaggio “virtuoso”. E poi lo fa tornando a casa, decidendo in maniera impulsiva e un po’ scriteriata di ripartire da zero, dal posto in cui è nato e in cui non è mai voluto tornare fino a quel momento: quindi sì, un gesto velleitario magari, ma nel suo piccolo anche un po’ rivoluzionario. Detto questo la nostalgia c’è, e di tante cose: di casa, di un’estetica e di un’epoca cinematografica, di volti un po’ antichi e di luoghi un po’ dimenticati. Ma direi che la nostalgia è l’involucro dentro cui abbiamo inserito la storia.
2. Ho letto che, allo stato attuale, la popolazione di Elcito è di cinque abitanti, e tantissimi altri paesi d’Italia condividono lo stesso destino. Il cinema, e in generale l’arte, che cosa può fare per salvare questi luoghi?
Elcito è un luogo impervio ma anche molto fortunato, perché è gestito da una meravigliosa associazione (l’Associazione Pro Elcito) che vi organizza da anni festival musicali, mostre fotografiche, cene sotto le stelle e che ne garantisce la perfetta conservazione. E’ una méta che consiglierei a tutti quelli che passano per il maceratese, almeno per una mezza giornata. Detto questo, il cinema ha il dovere di mostrare luoghi e realtà che altrimenti sarebbero dimenticati o passerebbero inosservati; penso che per un film-maker non ci sia niente di più bello ed esaltante che scoprire un qualcosa di nascosto – sia nel bene che nel male – che grida di essere portato all’attenzione di quante più persone possibili.
3. Per citare una battuta che c’è nel film: “A te ti piace la fatica che fai?”
Tantissimo, più di ogni altra cosa. E continuo imperterrito!